iDO FAMILY

24 settembre 2018
SCRITTO DA: The Pozzolis Family
TAG: famiglia

Back to school con la famiglia Pozzolis!

Settembre è un mese che divide i genitori in due categorie:

da una parte abbiamo i festaioli, quelli che solo a sentir pronunciare le prime due lettere della parola “SCUOLA” iniziano a saltellare e a ballare la kizomba (tranquilli, se non avete mai sentito parlare di kizomba, questo fa di voi solo una persona migliore!) e poi, dall’altra parte, abbiamo “gli ansia da rientro”. Che quando gli fai notare che più che da rientro, dovrebbero avere l’ansia “da inizio” visto che i loro figli si affacciano per la prima volta alla scuola, vanno ancora più nel panico.

Mi chiama Stefania, la mia amica, mamma di Annalisa 6 anni giusti giusti.

“Ma ti rendi conto?? Ci hanno mandato un elenco con i materiali che sembra la mia lista della spesa la vigilia di Natale!” Tuona nel telefono. Poi continua “E poi li vogliono tutti etichettati! Anche le matite, capito, una per una!”

“Ok, Stefania, respira… È solo la prima elementare….”

“Vogliono il goniometro!! In prima!”

“Eh va beh... Lasciaglielo usare… E comunque, visto che me l’hai detto...mancano meno di 4 mesi a Natale…”

“tu...tu...tu…” Stecchita. Andata. Non c’è voluto molto.

Però è vero, a Milano, ricevi dalla scuola una lettera che racchiude una lista di articoli senza i quali non puoi entrare in classe, neanche nello sgabuzzino delle scope.

Devi avere: matite colorate con la punta non punta, tonda, da testare sulla gamba del bidello preposto, se questo non urla, allora è temperata nel modo corretto. Un mini righello, una mini squadra, un goniometro, il diario con le pagine bianche, un elenco infinito di quadernoni e lo zaino con le ruote, perché con tutta quella roba, se questo zaino lo metti in spalla a un bambino di sei anni, gli inverti l’ordine delle ossa.

Quindi vedi orde di bambini che per andare a scuola, sembra stiano girando per l’area lounge di un aeroporto, ognuno col proprio trolley. In tasca il cellulare per essere monitorati già in prima elementare. Sennò non si coordinano col papy all’uscita, che deve incastrare il ritiro del baby tra l’avvocato, il tennis e la lampada abbronzante. 

A noi tutta questa storia del “back to school” ci sembra lontanissima, un po’ perchè Giò quest’anno avrebbe iniziato la scuola materna, dove per fortuna, l’unica cosa richiesta è ancora la fantasia (insieme a mille cambi di vestiti etichettati, ma io quelli non li ho mai portati con enorme disdegno delle maestre che gli hanno sempre rifilato i vestiti dimenticati dai bambini negli anni prima, ma almeno non gli hanno mai messo la nota, shhht!)

Invece qui a San Candido, dove ci troviamo in questi mesi per lavoro, una settimana prima dell'inizio della scuola, vengono consegnati ai bambini dei lunghi cappelli a forma di cono riempiti con matite colorate, gomme, pennarelli… un regalo bellissimo confezionato in cima alle montagne, direttamente dal Gigante Baranci. 

Questa storia ce la racconta la nostra vicina di casa, Hanna, che incontriamo mentre torna con la bici-carrello su cui sono caricati i suoi 4 figli tutti cono-dotati.

Alla notizia che sia un Gigante a consegnare le matite ai bambini, Giosuè ha iniziato a saltellare e a chiederci se anche lui, tra poco, avrebbe iniziato la scuola.

“Sì, amore, tu ci vai a gennaio. Inizi la scuola materna!”

“Ma anche per me arriva il Gigante?”

“Per te arriva Luigi, il cartolaio, anche se arriva a malapena al metro e 50”. Dice Giamma.

Ovviamente, indovinate un po’? Scoppia la tragedia.

“Io voglio il Gigante! Voglio andare a scuola qui a San Candido! Voglio le matite del Gigante, mammaaaaaa!”

Hanna, la vicina, entra in casa con i bambini guardandoci con gli occhi sbarrati, forse perché qui non sanno cosa siano i capricci. Dobbiamo capire che erbe montane danno a ‘sti bambini per averli sempre così buoni. Forse perché girano sempre con i pantaloncini corti estate e inverno, e allora nel cambio stagionale i capricci si seccano e cadono a terra. Questa favoletta ce la siamo raccontata io e Giamma per rassicurarci da soli, mentre valutiamo se chiamare il nostro amico cartolaio e chiedergli se quando torniamo, potrà mettersi delle scarpe col tacco 12.

La sera, nel metterli a letto, vedo Gioppy che ha ancora il muso.

“Cosa c’è amore?”

“Il Gigante. Io voglio il Gigante…”

E nel dirlo, con una lacrimuccia sulla guancia, si addormenta.

La mattina dopo è il fatidico lunedì, guardo fuori dalla finestra e vedo i bimbi nel piedibus in fila, due alla volta, anche se i kilometri da fare sono 10. Ma per bambini tirati su a Strudel e Triathlon, è il minimo per un buon risveglio muscolare.

Eccoli lì, diretti verso i vari Kindergarten e Schule, mentre Gioppy, ancora un po’ triste, mangia le sue ciambelline al miele che nuotano nel latte.

Bussano alla porta. Gioppy non alza neanche lo sguardo dalla tazza. È proprio giù, poverino.

Apro, guardo fuori e immediatamente richiudo.

“Gioppy!!! Vieni a vedere cosa c’è??”

Hanna, la vicina, mi fa l’occhiolino e scompare nell’ascensore.

Giò corre e sullo zerbino, pieni di cioccolatini e pastelli, eccoli lì, due cappelli a cono, uno blu e uno rosa.

“Il Gigante! Mamma! È passato!!

Per la prima volta, con un entusiasmo contagioso, Giò insieme a Olivia, che non capisce nulla ma si lascia trascinare dalla felicità del fratello, si vestono in 30 secondi netti, e con i loro cappelli nuovi e scintillanti, siamo tutti in strada e ci accodiamo alla scia dei bimbi Altoatesini che stanno per fare il loro ingresso nella scuola.

Quando Giò e Olivia rimangono (ovviamente) chiusi fuori, temiamo il peggio.

Ma alla fine, la vera felicità stava nel cappello.

Che mentre veniva fotografato insieme alla gioia di Gioppy che celebra l’inizio della scuola, è stato completamente mangiucchiato da Olivia.

Per fortuna, le matite le avevamo lasciate a casa, altrimenti sai quanti pannolini pieni di segatura colorata da cambiare nei prossimi mesi?